Perché la Pubblica Amministrazione ha deciso di definire e adottare uno speciale modello chiamato “Cloud della PA” e avviare una trasformazione digitale completa, iniziando proprio dall’adozione dei servizi cloud?
Semplice, perché il censimento PA 2018-2019 del patrimonio ICT realizzato dall’Agenzia Italiana per il Digitale (AGID) indica che il 95% (1.252) dei data center analizzati non dispone dei requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, potenza di elaborazione ed efficienza. Praticamente la maggior parte dei servizi digitali forniti dalle Pubbliche Amministrazioni ai cittadini potrebbe essere vulnerabile agli attacchi informatici, o incapace di gestire i picchi di traffico.
Il cloud computing è una delle soluzioni applicabili; può aiutare la Pubblica Amministrazione a ridurre il divario digitale e i costi, a standardizzare i servizi nei medi-piccoli centri urbani, integrare le risorse pubbliche e fornire una maggiore trasparenza.
Una transizione necessaria per permettere alle amministrazioni di stare al passo con il processo di digital transformation della società, accelerato dalla pandemia.
Il cloud computing è un modello di infrastruttura IT che abilita un insieme di risorse informatiche (come reti, server, storage, applicazioni e servizi) che possono essere rapidamente fornite come servizio su Internet.
Questo modello può semplificare notevolmente la gestione dei sistemi informativi, trasformando l’infrastruttura fisica in servizi virtuali, utilizzabili al bisogno, al consumo.
Il modello cloud offre vantaggi significativi rispetto alle soluzioni hardware tradizionali, permette infatti di:
AGID nella definizione del modello “Cloud della PA“, ha inserito dei servizi cloud affinché le Amministrazioni Pubbliche possano adottare infrastrutture cloud computing in grado di rispettare standard di sicurezza, efficienza e affidabilità.
Vediamo quali sono e le loro caratteristiche.
È un’offerta di cloud computing in cui i provider forniscono agli utenti l’accesso a risorse informatiche come storage, reti e server. Le organizzazioni utilizzano le loro piattaforme e applicazioni all’interno dell’infrastruttura del fornitore di servizi.
Il cloud IaaS funziona con macchine virtuali che abilitano la virtualizzazione delle attività amministrative.
I provider forniscono ai clienti l’accesso con pagamento in base al consumo, dello spazio di archiviazione, della connettività di rete, dei server e di altre risorse di elaborazione nel cloud. Quindi, invece di acquistare hardware a titolo definitivo, gli utenti pagano per IaaS su richiesta.
L’infrastruttura è scalabile, a seconda delle esigenze di elaborazione e archiviazione, e consente di risparmiare sui costi di acquisto e manutenzione dell’hardware. I dati nel cloud sono a disposizione di tutti, da remoto, anche se si deve far fronte a risorse dislocate.
Platform as a Service (PaaS)
L’utilizzatore del cloud può fornire software e servizi per creare nuove applicazioni destinate all’utente finale. Il servizio PaaS è progettato per gli sviluppatori di software, per esempio, che non vogliono possedere o gestire un’intera infrastruttura.
Anche in questo caso il provider gestisce la componente hardware e il sistema operativo, consentendo all’utente l’accesso al database e agli strumenti di sviluppo. Anche in questo modello, come nel cloud IaaS, il costo è in base al consumo, secondo i componenti utilizzati o per i servizi di backup aggiunti.
Nel cloud Software as a Service (SaaS) il software utilizzato non viene installato localmente, ma fornito ai clienti tramite una connessione Internet.
I servizi SaaS riducono i costi d’investimento iniziali, eliminano infatti la necessità di acquistare licenze grazie al modello di pagamento pay-for-resources, e di investire in infrastrutture IT locali, come accade per i software tradizionali. Richiedono hardware di rete veloce, poiché le prestazioni del servizio dipendono dalla velocità della connessione Internet.
I provider di servizi applicativi, come Google Docs e Microsoft Office 365, sono esempi di SaaS.
Nel mondo di oggi in continua trasformazione e digitalizzazione, dove la digital transformation non è più un optional, la Pubblica Amministrazione si è trovata, quindi, a essere in un ritardo mostruoso, accrescendo quel divario digitale che in alcuni centri urbani italiani inizia a essere enorme.
Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, l’indicatore DESI (Digital Economy and Society Index) relativo ai servizi pubblici digitali, colloca l’Italia al 18° posto tra gli Stati membri dell’UE.
Per questo il Governo ha previsto un percorso di digitalizzazione per la Pubblica Amministrazione centrale e quelle locali da rispettare, per soddisfare gli standard in tema di data protection, resilienza e scalabilità, interoperabilità e GDPR, richiesti dall’Agenzia per l’Italia Digitale.
Strategia Cloud Italia parte di Strategia Italia Digitale 2026, prevede 6,74 miliardi di euro per la digitalizzazione della PA e 6,71 miliardi per le reti ultraveloci.
La migrazione al Cloud nella Pubblica Amministrazione è una fase necessaria, sia per superare lo stallo tecnologico che rappresenta le amministrazioni italiane, sia per eliminare i ritardi burocratici che impediscono alle PA di stare al passo con l’evoluzione dei tempi e del mercato.
Una serie di sfide che lo Stato ha deciso di affrontare investendo In Italia Digitale 2026 e nei fondi del PNRR, per avviare la Nazione verso un’autonomia tecnologica e promuovere un ecosistema innovativo, indispensabile per lo sviluppo del Paese.
È necessario inoltre, in un’epoca in cui i dati sono il nuovo petrolio, determinare quali di essi possono essere gestiti da provider non UE, tramite cloud pubblico, o da altri provider con requisiti di sicurezza specifici per ridurre il rischio di accesso da esterni.
Nel percorso Strategia Cloud Italia è stato inserito, inoltre, anche il bando per la migrazione al cloud di tutti i comuni italiani, i quali possono fare domanda sul Portale PA Digitale 2026 per richiedere i contributi per la migrazione dei propri servizi.
Lo scopo del bando è quello di supportare il cambiamento delle amministrazioni locali e il passaggio a una soluzione cloud qualificata per garantire servizi affidabili e sicuri.
La Strategia Cloud Italia si pone 3 obiettivi verso le PA:
Le soluzioni Asco TLC sono erogate da server farm italiane, rispettano il GDPR e soddisfano tutti gli standard in tema di data protection, interoperabilità, resilienza e scalabilità richiesti dall’Agenzia per l’Italia Digitale.
Asco TLC dal 2019 è qualificata e certificata come fornitore di servizi IaaS nel Cloud Marketplace di AgID, ovvero la piattaforma che espone i servizi e le infrastrutture qualificate da AgID secondo quanto disposto dalle Circolari AgID n. 2 e n.3 del 9 aprile 2018.